Patologie Fisioterapisti e Assistenti Socio Sanitari

Staff Fisioterapia Online

I fisioterapisti curano i propri clienti ma, certamente anch’essi possono essere colpiti da patologie simili. Sono molti i ricercatori che si occupano di prevenzione in questo specifico settore e che hanno esaminato con attenzione gli addetti ai lavori, come fisioterapisti e operatori socio-sanitari. Gli studiosi hanno osservato per lungo tempo il personale sia sul campo sia attraverso la somministrazione di questionari.

Come svela una ricerca di una Asl del Friuli Venezia Giulia, il 64,3 % dei fisioterapisti conferma che la regione delle braccia, continuamente sollecitata durante l’orario di lavoro, presenta dolenza, coinvolgendo gli arti superiori e, nello specifico, il 28,6 % lamenta fastidi a carico della spalla. Gli operatori socio-sanitari invece presentano dati analoghi: il 50 % a fine turno sottolinea un malessere diffuso al tronco mentre, il 40 % alle braccia. Il 30 % invece denuncia disturbi muscolo-scheletrici e necessita di congedi per malattia. Il 23,3 % soffre o ha sofferto di ernia discale-lombare e/o di patologie alla mano e/o al polso.

Passiamo ora all’analisi diretta delle specifiche specializzazioni

Quando il fisioterapista ha necessità di utilizzare il cubo obliquo per drenare la mano del paziente o immobilizzare una spalla, ad esempio, rischia un sovraccarico biomeccanico per la spalla (presenza di un costante impegno funzionale delle articolazioni dell’arto superiore spalla, gomito, mano, polso) e di altri distretti corporei. Tali problematiche, ovviamente, tendono ad incancrenire la patologia, essendo legate a movimenti eseguiti con continuità e per periodi lunghi.

Inoltre l’innalzamento delle braccia oltre i 60 gradi, che secondo la norma non dovrebbe mai essere superiore ad un minuto, compromette il buon funzionamento degli arti superiori dell’operatore. In riferimento invece, agli operatori socio-assistenziali che, quotidianamente si occupano dei pazienti (igiene, vestizione) non si evincono compromissioni del funzionamento della spalla se queste ultime non vengono sollevate oltre i 45-60 gradi e per un tempo tollerabile. Tutte le altre attività che sono soggette a posture critiche (rasatura in carrozzina, lavaggio a letto dei pazienti) sono sporadiche e pertanto non comportano alcun rischio.

I fisioterapisti hanno un rischio posturale alla spalla maggiore rispetto agli operatori socio-sanitari. I ricercatori si stanno attivando per realizzare, attraverso principi di ergonometria (campo, che sviluppa studi metodologici e strumenti idonei per la prevenzione e che fornisce modelli di progettazione ergonomica degli ambienti di lavoro, con l'intento di migliorare la qualità della vita e il benessere nei luoghi di lavoro) corsi di formazione specifici al fine di ottimizzare il lavoro in questo settore.

Analogamente per gli operatori socio-sanitari, si stanno pianificando e progettando corsi di formazione e addestramento per migliorare la postura che viene utilizzata durante le attività lavorative che non coinvolga solo il distretto del tronco, ma anche altri distretti, valutando poi sul campo se la formazione è stata effettivamente efficace.

In conclusione è quindi necessario prestare attenzione alle patologie che possono coinvolgere i fisioterapisti e tecnici della riabilitazione, ed è opportuno supportare tutti i progetti rivolti a migliorare le condizioni di lavoro e favorire la prevenzione.

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