Displasia anca - Cura ed Esercizi fisioterapici - Intervento Chirurgico

Staff Fisioterapia Online

La displasia all’anca è tra le malformazioni scheletriche più comuni alla nascita. Trattandosi di un'articolazione che consente la maggior parte dei movimenti è importante seguirne lo sviluppo fin dai primi mesi di vita del bambino. Con una diagnosi precoce è infatti possibile trattare in tempo la malformazione ed evitare che in età adulta si verifichino serie complicazioni con effetti permanenti ed invalidanti.

Cos’è la displasia all’anca?

La displasia o lussazione congenita dell’anca è una patologia caratterizzata da uno sviluppo anomalo dell’articolazione e delle sue componenti principali, bacino e femore. Nei pazienti affetti da tale patologia la testa del femore non è alloggiata o sufficientemente contenuta all’interno dell’acetabolo (la cavità dell’anca destinata a contenere e far ruotare la testa del femore). Si stima che nel 2-3% dei casi il difetto è soltanto momentaneo ed è causato da un ritardo fisiologico nello sviluppo dell’anca. Il processo di ossificazione dell’acetabolo e dei legamenti coinvolti non è ancora concluso e per tale motivo la testa del femore non collima precisamente con l’acetabolo. Con le opportune terapie però bastano pochi mesi per risolvere questo difetto.

Quali sono le cause ed i fattori di rischio?

Tuttoggi non si conoscono le cause precise della displasia all’anca. Sono stati però ipotizzati diversi fattori di rischio come:

  1. predisposizione genetica;
  2. fattori ambientali:
  • primogenitura;
  • gemellarità;
  • oligoamnios ossia la ridotta quantità di liquido amniotico. Le pareti dell’utero in questo caso hanno un effetto costrittivo sul bambino che risponde tenendo gli arti rannicchiati;
  • posizione fetale anomala;
  • presenza di altre sindromi genetiche o altre malformazioni come ad esempio il piede torto o la scoliosi.

Alcuni autori sostengono inoltre che la displasia dell’anca è più frequente nel sesso femminile e ciò è dovuto al maggior numero di recettori per l’ormone relaxina che la madre produce durante la gravidanza. Ciò spiegherebbe la maggiore lassità dei mezzi di fissità dell’articolazione.

I sintomi della displasia all’anca

I sintomi della displasia dell’anca variano a seconda del grado della patologia e dell’età del paziente. Al momento della nascita il sintomo principale è rappresentato dal rumore di scatto, simile ad un clac, che si verifica quando si effettua la manovra di Ortolani. Una procedura semplice e del tutto indolore che viene eseguita nella maggior parte dei casi già in sala parto o durante le prime visite pediatriche. Il clac dell’anca potrebbe attenuarsi e scomparire verso il quarto-quinto mese di vita mentre restano piuttosto evidenti asimmetrie nei glutei e un’eccessiva mobilità dell’arto. Durante il primo anno di vita del bambino potrebbe verificarsi poi un ritardo nel cominciare a camminare autonomamente e ciò è dovuto alla debolezza articolare. Riconoscere questi sintomi è fondamentale per intervenire tempestivamente e risolvere il problema evitando trattamenti invasivi.

In età adulta i sintomi sono invece:

  • dolore all'anca;
  • instabilità dell’articolazione;
  • ridotta capacità di movimento (es. divaricare le gambe è difficoltoso e può provocare dolore);
  • zoppia;
  • gambe di lunghezza diversa;
  • lussazione cronica dell’anca
  • valgismo del ginocchio (deviazione verso l’esterno);
  • malformazioni dell’apparato muscolo-scheletrico

L’importanza di una diagnosi precoce

Molti casi di displasia dell’anca possono essere risolti con successo e senza ricorrere alla chirurgia. Ciò accade soprattutto quando la displasia dell’anca viene diagnostica precocemente. Gli strumenti più utilizzati come anticipato sono la manovra di Ortolani e l’ecografia che può essere effettuata dopo 10-12 settimane dalla nascita del bambino. Con l’ecografia è possibile verificare lo sviluppo delle anche, stadiare la displasia ed individuare la presenza di lussazione. Altro esame diagnostico spesso prescritto dagli specialisti è la radiografia che ricordiamo può essere effettuata però dopo i 4-6 mesi di vita. Soltanto nei casi più complessi e già in fase di trattamento vengono infine utilizzate anche Tac e risonanza magnetica.

Cure e trattamenti

Le cure ed i trattamenti per la displasia dell’anca variano a seconda del grado della patologia e del momento in cui è stata effettuata la diagnosi. Se la displasia viene individuata nei primissimi mesi di vita del bambino per rimodellare l’articolazione basta utilizzare specifici tutori. Questi hanno il compito di centrare la testa del femore nell’acetabolo e di tenere immobilizzate le articolazioni nella giusta posizione al fine di favorire il corretto sviluppo. Il tutore va indossato h24 per 4-8 mesi circa. Se dopo questo lasso di tempo è ancora presente un’eccessiva instabilità sarà necessario ricorrere ad altri trattamenti come la riduzione (trazioni dell’arto malato) e l’immobilizzazione in gesso. In questo modo si sposta gradualmente il femore e lo si riporta nella sua posizione naturale all’interno dell’acetabolo. Nei casi più gravi o quando la displasia dell’anca è diagnosticata in età adulta l’unica soluzione è l’intervento chirurgico con il quale si ricostruisce la componente ossea e si ripristina la corretta anatomia dell’articolazione.

A chi rivolgersi?

Se sei un neo genitore puoi rivolgerti al pediatra che ti fornirà tutte le indicazioni del caso. Altre due importanti figure di riferimento sono l’ortopedico ed il fisioterapista.

 

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